Dal Messaggero Veneto del 30.09.2015
Pordenone, studiati in città i test del caso Volkswagen
Al Villaggio del fanciullo l’ex sindaco di Porcia spiega ai meccanici del futuro come le auto riducono le emissioni inquinanti
di Daniele Boltin
PORDENONE. Lo scandalo Volkswagen ha fatto il giro del mondo, e l’argomento delle emissioni truccate è diventato piuttosto comune. Capire però di cosa si tratta è tutta un’altra storia. In particolare, nella vicenda della casa automobilistica tedesca, sotto la lente di ingrandimento sono finiti gli ossidi di azoto, potenzialmente pericolosi per l’apparato respiratorio.
Ma a Pordenone c’è chi ha le idee ben chiare, ragazzi di 16 anni che frequentano il corso di motoristi al Villaggio del Fanciullo. Gli studenti, durante le ore pratiche in officina, fanno lavori di ogni tipo sulle automobili e stanno imparando a conoscere in modo approfondito come funziona un motore a scoppio.
A seguirli in questo percorso c’è il professor Stefano Turchet, ex sindaco di Porcia, che li guida verso una consapevolezza tecnica sul funzionamento dei propulsori, ma anche sui lati negativi che portano con sé. Per questo, in officina la classe effettua dei test diagnostici sulle macchine, proprio come quelli che si svolgono in un vero posto di lavoro.
Con le tute da meccanici della fondazione Opera Sacra Famiglia, si collegano i macchinari come l’analizzatore di gas o l’opacimetro (che misura gli idrocarburi incombusti) al motore di un’auto e poi al tubo di scappamento, e si guardano i risultati in tempo reale.
Turchet, poi, spiega ai ragazzi anche come funzionano i sistemi utilizzati oggi per ridurre le emissioni, con un linguaggio molto semplice. Un esempio principe è per evidenziare il funzionamento del Fap (filtro antiparticolato), che deve raggiungere una determinata temperatura. «Per arrivare a certi livelli serve tempo, pensate – spiega – che se un pordenonese parte da casa, va a pulire il suo filtro antiparticolato sulla Cimpello-Sequals».
Con questo esempio, che porta poi a una spiegazione specifica, Turchet fa capire alla classe che i sistemi sui veicoli moderni hanno dei sistemi di “auto-pulizia” che si attivano elettronicamente, quando si raggiunge una certa velocità e un certo numero di giri.
E spiega anche l’importanza dei combustibili. In officina c’è una vecchia Citroen Dyane: «I motori a combustione di oggi non sono così evoluti, se mettessimo un po’ di elettronica su questa macchina – spiega – potrebbe tranquillamente fare 23 chilometri con un litro di benzina».
In questo corso, che inizia dopo la fine delle scuole medie e dura tre anni, i ragazzi imparano un lavoro. Vista l’evoluzione delle tecnologie, si studia sia la meccanica di un motore che l’elettronica.
«Quando escono da qui sono meccatronici» sorride Turchet. «Coinvolgiamo i ragazzi per far loro capire che il tema dell’inquinamento è un pilastro per chi lavora nel campo dei motori, ma insegniamo anche la prudenza. Loro sono affascinati dai mezzi da corsa e dalla velocità, è nostro compito educarli a correre solo in pista, quando hanno la moto, e soprattutto a tenere un comportamento corretto e prudente in strada».
La conferma della passione vera per i motori arriva subito. Nella stanza dove si svolgono i test sulle emissioni c’è una Citroen Saxo, che i ragazzi del Villaggio del fanciullo hanno trasformato in una vera e propria macchina
da corsa.
Gli studenti non resistono e chiedono: «Prof, ce l’accende, possiamo sentire il rumore?». Turchet li accontenta e gira la chiave. Il motore si avvia, e al primo colpo di acceleratore tutti sorridono, come se ascoltassero una musica.
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